ITALIA, VIA DELLA SETA E BRICS – CONVEGNO DEL 18 GENNAIO 2023

Il convegno “Italia, via della Seta e BRICS” dello scorso 18 Gennaio non è stato fatto per spostare l’Italia da un’area di influenza economica a un’altra, ma solo per renderla più indipendente e più amica di tutti i popoli della Terra. Un’Italia marginale e subalterna non serve a nessuno: siamo in un mondo che vive una “Guerra mondiale a pezzi”, come dice Papa Francesco, ed è sull’orlo della recessione. Questo nasce da un conflitto non più latente tra” Sud Globale” e “Occidente globale”, in cui i governi Draghi e Meloni hanno trasformato l’Italia in una protagonista di guerre invece che di pace, nell’illusione che l’alleanza dei BRICS non esista e ci si possa misurare separatamente con Russia, Cina e mondo islamico.

Noi lanciamo quattro proposte per cambiare la posizione dell’Italia, sia dal punto di vista politico che economico:

Rinnovare il Memorandum Via della Seta tra Italia e Cina

1 – Rinnovare il Memorandum Via della Seta tra Italia e Cina inopinatamente stracciato dal Governo Meloni. La via della Seta viene cancellata senza neppure aver provato a metterla in pratica, danneggiando le nostre aziende e favorendo le multinazionali straniere.

Fermare la guerra in Ucraina e in Medio Oriente

2 – Fermare la guerra in Ucraina e in Medio Oriente con iniziative di pace, superare le sanzioni contro la Russia, con l’obiettivo di riportarla nel G8. Le sanzioni non solo non hanno funzionato, ma hanno finito per indebolire l’Europa e rafforzare la Russia, che non può essere sconfitta finché avrà il sostegno della Cina e dell’India. Fermare le sanzioni e fermare le armi è un favore che facciamo non alla Russia, ma a noi stessi e al popolo ucraino ed è l’unico modo per fermare la recessione mondiale. Il passo successivo è riportare la Russia nel G8 per ridare a questo organismo un ruolo non di parte, non da cabina di regia della NATO. La Russia deve rappresentare i BRICS all’interno del G8.

L’Italia deve entrare nel capitale della New Development Bank (Banca BRICS)

3 – Non appena risolte le questioni con la Russia, l’Italia deve entrare nel capitale della New Development Bank (Banca BRICS), per cominciare un’effettiva cooperazione con l’insieme di questi paesi e fare da apripista agli altri paesi occidentali. L’Italia da leader deve rappresentare il G7 all’interno dei BRICS. 4 – Rimodulare il piano investimenti ICE e le azioni di politica estera con maggior focus sui paesi BRICS/BRI, per far crescere e diversificare il nostro export, per acquisire credibilità come portatore di pace e sviluppo nel Mediterraneo, in Africa e nel Medio Oriente

GLI INTERVENTI DI SACHS, TROYJO E ZHANG NEL CONVEGNO

Al convegno hanno partecipato Marcos Prado Troyjo, Presidente Banca BRICS (New Development Bank) dal 2020 al 2023 ed ex Viceministro al Commercio Estero del Brasile, il quale ha dichiarato: “La creazione dei Brics è stata frutto di un processo di scambio ed è ormai una realtà con cui bisogna fare i conti. I Brics sono i Paesi più attivi del G20: il summit in Sudafrica ha portato ad esempio all’ammissione dell’Egitto che è l’economia africana più forte. I BRICS continueranno ad includere altri paesi. Nel 2048 saremo due miliardi di persone in più e questo aumento verrà solo da 9 Paesi che fanno parte del sud globale tra i quali Pakistan e Africa subsahariana. Tutto questo cambierà i rapporti con l’Occidente e bisogna prenderne atto”.

Il Prof. Jeffrey D. Sachs, Direttore del Center for Sustainable Development della Columbia University, il quale ha dichiarato: “La Meloni è andata a Washington e le hanno detto di uscire dalla via della Seta e lei lo ha fatto, perché gli USA pensano che la Cina debba essere isolata. È invece necessario fermare subito la guerra in Ucraina per riaprire il commercio globale e evitare la recessione mondiale. La Nato dovrebbe fermare le sue mire espansionistiche e gli USA rinunciare alle sue pretese egemoniche. Non riesco a capire la posizione europea: Bruxelles è diventata un’appendice di Washington, una posizione inspiegabile contraria agli interessi dell’Europa”.

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